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L'Amorosa Sinalunga

CASTLES

L'Amorosa

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L'Amorosa


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Di questo piccolo borgo si trovano notizie in ogni epoca storica, sempre e comunque in stretto legame con Sinalunga e la sua comunità. Non sia hanno notizie sulla sua fondazione, ma la collina su cui si trova era abitata fin dal tempo degli Etruschi. Infatti, nei primi anni del XX secolo, furono rinvenuti resti di un edificio ornato con terrecotte del II secolo a.C.. Parte di questi ritrovamenti furono donati alla Fraternita dei Laici di Arezzo, e parte del materiale rimase in possesso della fattoria, tra i quali una testa di Athena con elmo bilobato simile ad esemplari rinvenuti a Cosa di Orbetello (GR) e Talamone (GR). Questi resti erano in prossimità di un tracciato stradale che collegava Chiusi con gli altri importanti centri della Valdichiana senese.

Affresco di Lippo Vanni La battaglia della Valdichiana': particolare de L'Amorosa.Importante è la presenza dell'Amorosa (denominata Lamorosa) nel grande affresco celebrativo della Battaglia della Valdichiana, dipinto dal senese Lippo Vanni nel 1363 all'interno della Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena. In tale affresco, l’Amorosa viene dipinta come il castello o borgo fortificato ai piedi del quale si concluse tale battaglia. Tale stato di borgo fortificato, infatti, viene confermato anche dallo storico senese Orlando Malavolti, ed a sostegno di ciò, sia il sinalunghese Luigi Agnolucci che Giovanni Antonio Pecci parlano di una cospirazione ordita alla fine del XV secolo contro la Repubblica di Siena, poi soffocata con la violenza dal governo senese, che punì sia i castellani cospiratori dell’Amorosa, sia il borgo, abbattendone le fortificazioni e la torre. Di queste opere di difesa rimangono i resti di una torre, una porta e poco altro.

L'Amorosa, comunque, non fu distrutta completamente, dato che è presente anche nella prima cartografia moderna della Toscana, la Chorographia Thusciae, disegnata da Girolamo Bellarmato, dove un piccolo abitato denominato Amarosa è posto tra Asinalonga (Sinalunga), Bettole (Bettolle), e Torrica (Torrita di Siena).

In una mappa della metà del XVIII secolo conservata presso la Venerabile Opera del Duomo di Siena, si apprende come la zona immediatamente sottostante all’Amorosa fossa paludosa, come la maggior parte della Valdichiana di quel periodo. All’epoca, tre erano i proprietari dell’Amorosa: la suddetta Venerabile Opera, la famiglia Pannilini e la famiglia Piccolomini. In particolare, Enea Silvio Piccolomini, salito al soglio pontificio con il nome di Pio II possedeva il torrione, come è attestato dallo stemma che ancora oggi è visibile su un lato del fabbricato.

L’Amorosa assunse sempre più il ruolo di fattoria centrale in un territorio che comprendeva una ventina di poderi che passava di famiglia in famiglia, fino ad entrare in possesso dei Conti di Frassineto, eredi della Baronessa Fiorella Favard de Bacheville, ai cui discendenti appartiene anche adesso, la famiglia del Marchese Citterio.

Con l’erezione della Prioria dell’Amorosa voluta dal Pietro Pannilini della famiglia Pannilini, iniziò a formarsi una vera e propria comunità che andò via via aumentando di importanza. Nella prima metà del XX secolo, la parrocchia dell’Amorosa era la più popolosa tra quelle extraurbane della Valdichiana, contando oltre 250 persone.

Con il fenomeno dell’abbandono delle campagne degli anni '50-60, anche per il piccolo borgo iniziò il progressivo processo di decadimento. Tuttavia, negli ultimi decenni del secolo scorso, il borgo è stato recuperato, affiancando l’attività turistica a quella agricola .

La fattoria dell’Amorosa è stata costruita nel XVI secolo attorno al nucleo centrale dell’Amorosa comprende il torrione, che conserva tracce architettoniche più antiche, come l’arco a sesto acuto e le tracce di antiche finestre oggi chiuse, che collocano l’edificio nel XII secolo.

Interessante è pure l’accesso alla fattoria, una grande porta in mattoni la cui volta è divisa in due parti con raggiature differenti, che fanno pensare a due fasi di costruzione differenti. Di sicuro, però l’aspetto più stupefacente è la piazza della fattoria, su cui si affacciano la villa padronale (1750 circa), la chiesa cinquecentesca, e, soprattutto, due edifici a squadra presentanti un doppio loggiato con archi policentrici alternati a lesene, con chiari riferimenti alle ville senesi cinquecentesche dell’architetto Baldassarre Peruzzi. Al centro della piazza è, poi, presente un’aiuola triangolare con un pozzo in mattoni.

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